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“Frusciante, illimitato”: la nostra traduzione dell’intervista a Guitar World (2a parte)

Seconda parte dell’intervista che John Frusciante ha concesso al magazine Guitar World (leggi la prima parte QUI): il chitarrista newyorkese racconta aneddoti emotivi e aspetti tecnici che lo hanno guidato nella scrittura di alcuni dei brani di Unlimited Love.

Traduzione a cura di Francesco Colinucci e Vincenzo Fasulo.


BLACK SUMMER

Nel periodo in cui non sono stato nel gruppo solo in un paio di anni ho usato la chitarra nella mia musica ma ho continuato a fare pratica perché è un modo che uso per stimolare il cervello.

Non scrivevo canzoni ma dopo che io e Flea abbiamo iniziato a parlare di un mio possibile ritorno ho preso la chitarra e ho pensato ‘Chissà se so ancora scrivere una canzone rock’ perché il mio senso della melodia è completamente cambiato.

John Frusciante su “Black Summer”

Quello che ricordo è che ho preso la chitarra ed è uscita “Black Summer”. Ho scritto un’idea iniziale di strofa e ritornello e avevo anche delle idee per le melodie ma Anthony ha usato una sua idea per il ritornello e ha tenuto la mia per la strofa.

Una cosa che mi interessa molto sono i cambi di accordi dove questi sono come una melodia e non dipendono dal giro di basso. In “Black Summer” nel giro d’accordi della strofa c’è un LA maggiore ma poi nella seconda parte c’è un LA minore, ecco, piccolezze del genere sono le cose che mi interessano. Oppure un MI maggiore nel ritornello mentre nella strofa ci sono solo MI minori. Questi sono alcuni esercizi mentali che rendono divertente lo scrivere giri di accordi. Ed è una cosa viscerale, non penso a cose come ‘Non sarebbe carino se passassi da maggiore a minore?’

E penso che questi cambi anche il modo di percepire la canzone. Anche se non si è dei musicisti, quindi c’è questo cambio di accordi, avviene un cambiamento di emozioni.


THE GREAT APES

Questa è una canzone che ha portato Flea, nel ritornello la mia parte è ispirata da quello che fa il basso. Ed è indubbiamente ispirata dai Fugazi. Il fatto che suono veloce una melodia lenta è una cosa che sento molto nella loro musica. Ma allo stesso momento quello slide che è a metà è ispirato da Johnny Thunders.

Adesso ti racconto un piccolo trucco che abbiamo usato in studio,  perché sembra che io faccia una cosa più complicata di quello che è.

Nell’outro io e Flea ci scambiamo perché per la maggior parte della canzone, nel ritornello io suono la melodia e Flea invece il cambio di accordi, alla fine invece io suono il giro di accordi di Flea e lui la melodia.

John Frusciante su “The Great Apes”

Un’altra cosa riguardo al finale,  prima suono gli accordi ma poi faccio un altro assolo in cui ci sono 2 chitarre, da una parte la Strato con un distorsore e dell’altra la Yamaha sg 2000 direttamente nel Marshall e le avrei volute ‘doppiare’ per dare quel tipo di potenza alla Black Sabbath invece ho suonato troppo veloce e quindi abbiamo fatto un ‘doppiaggio artificiale’ usando del delay manipolando il nastro, in pratica sembra che l’abbia suonato due volte anche se in realtà non l’ho fatto.


TANGELO

Eravamo ormai alla fine del processo di scrittura e pensavo ‘quali stili ci mancano?’ perché per un po’ avevamo fatto molto funk e molte canzoni divertenti ma sembrava che mancasse qualche canzone un po’ più heavy e così ho portato “The Heavy Wing” e altri pezzi del genere. Ma ho anche capito che ci mancavano delle canzoni soft e tranquille e per riempire questo vuoto ho scritto “Tangelo”. Ho pensato di scrivere una canzone acustica arpeggiata. Questa è un’altra canzone in cui ho portato anche una melodia da cui Anthony si è poi ispirato anche se in certi versi è molto diversa. L’ha trasformata in qualcosa alla Lou Reed, un po’ parlata e un po’ cantata mentre la mia melodia seguiva i cambi di accordi.

Ho usato due chitarre acustiche, non ricordo i modelli ma le ho da tanto tempo. Una è la Martin piccola degli Anni ’40 o ’50 l’altra invece è sempre una Martin ma degli Anni ’60, sembra quella usata da John Lennon nel film “Magical Mistery tour”.

John Frusciante su “Tangelo”

Le sovraincisioni sono state divertenti. Ricordo che era l’ultimo giorno di registrazioni e sarei dovuto tornare a casa. Mi sentivo come se non avessi più niente da dare, mi sentivo completamente drenato. Ma poi ho detto ‘lasciami provare a fare una cosa’. Ho iniziato con un Mellotron e poi ho sovrainciso dei sintetizzatori e altri mellotron per circa tre ore e me ne sono uscito con quelle parti che iniziano nella seconda strofa e arrivano fino alla fine. Secondo me danno uno svolta alla canzone, la fanno salire di livello. È stato inaspettato perché pensavo di non aver più niente da dare, è stato un bel modo di lasciare lo studio.


Veronica

Flea e io ci sfidavamo sempre con delle competizioni durante il nostro processo creativo. Cominciava tutto così: durante le jam sessions, se ci veniva in mente qualche ottimo verso che aveva bisogno magari di una parte aggiuntiva, ci mettevamo con le nostri fronti l’una attaccata all’altra e ci guardavamo con aria di sfida, per poi separarci, andare in stanze diverse e tornare dopo qualche ora con una nuova strofa o ritornello. A volte entrambe le parti finivano nella canzone, altre volte nessuna o solo una parte.

Ci successe una cosa simile durante le registrazioni del nuovo album; scrivemmo delle parti per una nuova canzone, e quando tornai da Anthony e Rick con il ritornello, dissero immediatamente: ‘Devi assolutamente comporre il resto di questa canzone!’. Così, la sera stessa mi chiusi in camera da letto e mi misi a scrivere. Mi domandavo ‘Cosa manca a questo brano? Come posso renderlo unico e diverso da tutti gli altri?’. E fu così che me ne uscii con i cambi di tempo. Sono un grande fan dei cambi di tempo nelle canzoni, ed è la cosa che adoro di più dei Black Sabbath – i loro primi quattro album contengono tutti dei brani con diversi cambi di tempo all’interno della stessa canzone. Altri esempi del genere sono “Some Velvet Morning” di Lee Hazlewood e Nancy Sinatra, o “We Can Work It Out” dei Beatles. Pensai ‘è un elemento che non abbiamo in nessuna canzone, un ritornello con sensazioni e tempi diversi dalla strofa’. Fu questo l’elemento alla base di “Veronica”, la strofa è in quattro quarti, mentre il ritornello contiene terzine.

Un altro fun fact su “Veronica” è l’effetto wah wah che si sente nella strofa; alcuni pensano si tratti di un effetto di chitarra, ma è in realtà il mio synth modulare.

John Frusciante su “Veronica”

Questa sorta di ritocchi di ‘riverbero al contrario’ è una cosa che abbiamo usato per molti strumenti, a volte per intere canzoni durante le registrazioni, in modo da rendere i cambi di tempo più fluidi e dare omogeneità ai brani. Il mio orecchio è sempre alla ricerca di cose del genere, di come rendere una canzone più variopinta senza comprometterne la crudezza e la primordialità.


The Heavy Wing

C’era una canzone, di cui non ricordo il titolo (forse di Syd Barrett o dei The Move) che aveva questa progressione di accordi: MI Maggiore, RE Maggiore e LA Maggiore. Pensai ‘è un giro di accordi molto potente, devo scriverci una canzone sopra’. Cominciai con quello stesso giro, ma mi resi conto che quello era solo il punto di partenza, e così esplorai anche altre vie.

Cominciai la canzone con riff funky molto semplice; a causa della mia ossessione per la musica elettronica e breakbeat, ascolto molti brani funk di fine Anni Sessanta, inizio Settanta. Così pensai di cominciare la canzone con un riff che può farti pensare si tratti di una canzone funk, ma che in realtà prende subito una forma totalmente diversa, ed entra nel mondo della psichedelia. La chitarra nella strofa è ritoccata con il synth modulare, in modo da conferirle una sottile dinamicità. Più o meno gli stessi ritocchi applicati sulle ultime quattro battute dell’assolo di “Black Summer”, quasi impercettibili ma fanno in realtà una grossa differenza. Per l’assolo di chitarra, ho usato la mia Strato 1962, la chitarra che ho usato di più da quando mi sono riunito alla band per la prima volta nel 1999.

Suonai l’assolo a volume così alto che dovetti indossare delle cuffie per attutirne il suono, che proveniva dai miei 4 amplificatori Marshall. Fortunatamente, ero in una stanza abbastanza grande da potermi muovere durante l’assolo e valutarne il sound ed il feedback da diversi punti.

John Frusciante su “The Heavy Wing”

C’è un punto specifico nell’assolo in cui uso il bending in continuazione tra una nota e l’altra, per poi andare all’ottava superiore ed ancora a due ottave sopra. Quello che ne esce fuori è quel suono stridulante che si cerca spesso di evitare, ma che tuttavia riesco a mantenere stabile e costante con il bending.

Non è stata una cosa pianificata, ma quando ti capita una cosa del genere, puoi solo sperare che tu riesca a mantenere quell’intensità, senza perderla per un istante. È quello che adoro di più degli assoli, non tanto il pianificare in anticipo ma piuttosto vedere cosa ne esce fuori e continuare di conseguenza.

John Frusciante su “The Heavy Wing”