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20 anni fa: perché i Red Hot hanno lottato così strenuamente con By The Way

In questo articolo dello scorso Luglio, uscito per Ultimate Classic Rock in occasione del 20° anniversario dell’uscita di By The Way, si parla dell’ennesimo successo globale della band post Californication, nato però in un clima di tensione interna tra i componenti della band. Nella seconda parte dell’articolo trovate una classifica degli album, dall’omonimo al penultimo Unlimited Love.

Traduzione integrale dell’articolo a cura di Cristina Bressan.

L’ottavo album in studio dei Red Hot Chili Peppers non è stato immune da difficoltà e vicissitudini interne e in retrospettiva c’è molto da celebrare.

Rilasciato il 9 giugno 2002, By The Way è stato un successo multimilionario, che ha dato al gruppo la più alta posizione fino ad oggi raggiunta nella classifica di Billboard posizionandosi al 2° posto. Nel Regno Unito, sette volte disco di platino, l’album ha raggiunto la numero 1 e realizzato le tre notti da record davanti a circa 240.000 fan all’Hyde Park di Londra.

Nonostante il successo globale, internamente, By The Way è stato creato in circostanze tese che hanno quasi portato alla partenza di uno dei membri fondatori.

«Non è stato l’album più fluido che abbiamo realizzato» rilasciò in un’intervista dell’epoca il batterista Chad Smith.

«John Frusciante era in un vero e proprio slancio creativo e aveva una visione e un’idea molto chiara di quello che voleva fare; ed era fantastico, ma noi, siamo una band collaborativa e interattiva quindi, sì, c’erano un po’ di tensioni».

Chad Smith sul processo di scrittura di By The Way

Chi sembrava più irritato ed infastidito era Flea, sentendosi addirittura escluso e non interpellato nel processo creativo delle canzoni. Lo stesso John Frusciante in The Red Hot Chili Peppers: An Oral/Visual History (ad oggi l’unico libro ufficiale rilasciato dalla band, pubblicato nel 2010, scritto in collaborazione con Brendan Mullen, nde) dichiarò che «sicuramente era iniziata una disconnessione tra me e Flea; è stato difficile quel disco, per Flea e la mia relazione con lui».

«Volevo fare un album dei Chili Peppers che non suonasse come i Chili Peppers», ha ammesso Frusciante «Pensavo di non fare più funk, dal momento che ne avevamo già fatto parecchio in passato, ma all’epoca Flea non era d’accordo e io non me la sentivo».

John Frusciante dichiara l’impronta che voleva dare a By The Way

Da parte sua Flea dichiarò che «la cosa è stata frustrante per me nella creazione del disco e non aveva nulla a che fare con lo stile della musica. Era la mancanza di spirito di collaborazione, di cameralismo che era difficile da accettare».

I Red Hot all’epoca di By The Way

Le parti in guerra alla fine e per fortuna riuscirono a discutere e a chiarirsi così come infatti riportò John «le cose sono migliorate tra noi e abbiamo iniziato a connetterci più musicalmente. È stato davvero un bel momento per noi».

Anche Kiedis, i cui testi in By The Way erano più personali, ispirati da un nuovo amore e sobrietà, si espresse in merito «Tutte queste persone brillanti stavano cercando di imporre la loro volontà sul risultato di questa enorme quantità di musica che avevamo accumulato», si lamentò il cantante.

«Nel momento in cui siamo entrati in studio le tensioni sono raddoppiate e triplicate. John aveva una visione davvero forte di come voleva che fosse la produzione. Non c’era giusto o sbagliato, perché John aveva una visione, Flea ne aveva un’altra e Rick un’altra ancora».

Anthony Kiedis dice la sua sulle tensioni in studio per le registrazioni di By The Way

Alla fine fu proprio quest’ultimo, che ha permesso a By The Way di prendere vita, vagliando le varie idee di John e creandone le canzoni più melodiche e timbricamente lussureggianti del disco.

«Eravamo un po’ nervosi al fatto che potesse piacere alla gente, perché era diverso, ma solo un po’», ha detto Smith dopo l’uscita dell’album. «Ma bisogna crescere, giusto? Penso che ci sia abbastanza del vecchio sapore dei Chili Peppers per attirare le persone, e poi spero possano apprezzare la diversità».

Frusciante rimase nei Red Hot per altri sette anni, seguì Stadium Arcadium nel 2006, per poi allontanarsi dalla band nel 2009. Il suo ritorno ancora nel 2019 e l’uscita di Unlimited Love nel 2022 hanno portato il gruppo a scavalcare le classifiche statunitensi e ritornare al primo posto dai tempi di Stadium Arcadium.


CLASSIFICA ALBUM RHCP

I nostri peperoncini hanno prodotto negli anni alcuni classici senza tempo…e anche un paio di uscite alquanto opinabili.

  1. ‘The Red Hot Chili Peppers’ (1984)

Le band devono iniziare da qualche parte e, a meno che tu non sia uno dei rari gruppi che pubblicano un capolavoro al primo tentativo, il disco di debutto sarà probabilmente sottosviluppato e musicalmente immaturo. Questo è il caso del primo album dei RHCP. L’influenza funk della band è chiaramente presente, ma il sound è un forte rumore punk più che uno stile completamente sviluppato. All’epoca, i Chili Peppers erano formati da Anthony Kiedis, Flea, il chitarrista Jack Sherman e il batterista Cliff Martinez. Sherman sarebbe stato licenziato dal gruppo nel 1985, mentre Martinez rimase abbastanza a lungo per suonare nel secondo disco, Freaky Styley.

  1. ‘Freaky Styley’ (1985)

Freaky Styley è il suono di una band ancora alla ricerca della propria identità, anche se con un po’ più di fiducia nel lavoro. La leggenda del funk George Clinton produsse l’album aiutando i Chili Peppers ad abbracciare pienamente le loro tendenze funk. Freaky Styley offre molta sperimentazione: con elementi di punk, psichedelico e metal inseriti nel mix. Nelle note di copertina della ristampa dell’album del 2003, Flea ha descritto Freaky Styley come “troppo funky per le radio bianche, troppo punk rock per i neri”.

  1. ‘The Getaway’ (2016)

L’undicesimo album dei Red Hot Chili Peppers va perfettamente bene. Il primo singolo “Dark Necessities” è la traccia di spicco indiscussa, con una linea di basso pulsante e una parte di pianoforte ossessionante che creano una canzone leggermente malinconica, ma molto accattivante. Sebbene The Getaway include altre parti salienti, tra cui “Go Robot” e “The Hunter”, nel complesso è un affare solido ma dimenticabile. L’album è probabilmente più ricordato per il chitarrista Josh Klinghoffer, che apparentemente ha trovato la sua posizione all’interno del gruppo nel suo secondo ed ultimo album con i Chili Peppers.

  1. ‘The Uplift Mofo Party Plan’ (1987)

Il terzo album dei Red Hot Chili Peppers è stato il primo a presentare effettivamente tutti e quattro i membri fondatori: Anthony Kiedis, Flea, il batterista Jack Irons e il chitarrista Hillel Slovak. È qui che la band inizia davvero a trovare il suo equilibrio. “Fight Like a Brave” è un grido di battaglia enfatico, “Behind the Sun” è un mix di suoni psichedelici e “Love Trilogy” offre alcuni dei testi più forti del gruppo fino ad oggi. Ma la tragedia era dietro l’angolo. Dopo essere stato in tournée a sostegno dell’album, Slovak ha avuto un’overdose fatale nel 1988.

  1. ‘I’m With You’ (2011)

Il primo album con il chitarrista Josh Klinghoffer, il quale riscosse molte reazioni e criticità da parte dei fan, sconvolti dal fatto che il nuovo chitarrista non portasse lo stesso stile e suono nel gruppo di Frusciante. Ma è facile apprezzare I’m With You per quello che è: una forte introduzione a un nuovo capitolo nella storia dei Chili Peppers. “Brendan’s Death Song” è un toccante tributo al defunto proprietario di una discoteca Brendan Mullen, che è stato determinante nella band che ha ottenuto alcuni dei loro primi concerti a Los Angeles. “Look Around” è un commento sociale nascosto all’interno di alcuni riff scintillanti di Klinghoffer. Ma il momento clou più brillante dell’album è il funky e vivace “The Adventures of Rain Dance Maggie”.

  1. ‘Unlimited Love’ (2022)

Unlimited Love vede il ritorno per la terza volta di Frusciante nella band e con lui i Red Hot ritrovano il calore e l’anima della California del sud che hanno reso album come Blood Sugar Sex Magik e Californication così grandi. Il singolo principale “Black Summer” è un susseguirsi di armonie euforiche e la chitarra di John è sfolgorante. “Veronica” e “The Heavy Wing” offrono dei ritornelli super orecchiabili e “Poster Child” può essere polarizzante: puoi adorare gli omaggi a molte delle influenze della band o definirlo una fastidiosa imitazione di “We Didn’t Start the Fire”. Nel complesso, l’album è più sognante che aggressivo, ma è uno stile che questi Chili Peppers indossano parecchio bene.

  1. ‘Mother’s Milk’ (1989)

È con Mother’s Milk che i Red Hot Chili Peppers alzano il livello, la band ha finalmente portato alla luce le promesse esternate nei loro primi tre album. Con i nuovi membri John Frusciante e Chad Smith al seguito, si formò la formazione classica del gruppo. E mentre Mother’s Milk ha certamente alcuni difetti, l’album è più coeso e melodico di qualsiasi cosa la band avesse precedentemente pubblicato. La traccia più celebre dell’album è la cover di “Higher Ground” di Stevie Wonder una melodia sulla spiritualità precedentemente funky che nelle mani della band è diventata un frenetico inno rock ed è ancora tra le hit preferite dai fan.

  1. ‘By the Way’ (2002)

Dopo il grande successo di Californication del 1999, le aspettative per By the Way erano alte. L’album è riuscito non solo a superarle e ma il modo in cui ci sono riusciti è impressionante. I Chili Peppers si sono allontanati dalle influenze funk-punk avvicinandosi ad un suono più melodico, emotivo ed introspettivo. L’album include ancora molti successi “By The Way”, “Can’t Stop” e “The Zephyr Song” e ci sono più ballate di prima, inclusa l’impetuosa “Dosed”. By the Way non è così forte come il suo predecessore, ma è considerato uno dei migliori lavori della band.

  1. ‘One Hot Minute’ (1995)

L’unico disco registrato con Dave Navarro alla chiatarra, in sostituzione di John allontanatosi dalla band nel 1992, One Hot Minute è decisamente diverso da qualsiasi altro album pubblicato dal gruppo. Come risultato del coinvolgimento di Navarro ci sono influenze hard rock, metal e psichedeliche, mentre il funk viene spinto ulteriormente in secondo piano. “Aeroplane” e “My Friends” sono ancora tra i più grandi successi del gruppo, mentre il taglio più profondo “Warped” rimane una delle gemme nascoste e sottovalutate della band.

  1. ‘Stadium Arcadium’ (2006)

Stadium Arcadium è il primo album n. 1 della band, vince cinque Grammy e vende più di 4 milioni di copie negli Stati Uniti. Ma il doppio album dura più di due ore, quindi c’è molto riempimento tra i momenti d’oro, quindi per cui, per ogni ” Snow (Hey Oh)” e “Dani California”, c’è un “Warlocks” o “C’mon girl” che ci riportano sulla terra. Ad ogni modo i momenti alti e salienti dell’album superano di gran lunga quelli più noiosi.

  1. ‘Californication’ (1999)

Il capolavoro Californication ha senza ombra di dubbio cementato il posto della band nell’élite del rock. Con John Frusciante di nuovo all’ovile il gruppo ha realizzato alcuni dei migliori brani della sua storia. Nell’album si possono trovare parecchi giri di basso funky come in “Around the World”, e anche ballate toccanti come “Otherside” e “Scar Tissue”, ma anche suoni rock distorti notasi “Parallel Universe” e persino una melodia folk in “Road Trippin ‘”. Poi c’è “Californication”, uno sguardo non filtrato al lato oscuro di Hollywood che rimane una delle canzoni più popolari della band. Californication è un trionfo.

  1. ‘Blood Sugar Sex Magik’ (1991)

Blood Sugar Sex Magik è sancito come il capolavoro rivoluzionario dei Red Hot Chili. Collaborando con il produttore Rick Rubin e registrando in una villa di Hollywood, la band è stata in grado di attingere a qualcosa di crudo, energico e completamente nuovo. “Give It Away” è una traccia potente, con Anthony Kiedis che perfeziona il suo stile frenetico. “Breaking the Girl” è una delle canzoni più originali della band, e poi c’è lei, “Under the Bridge”, uno sguardo pieno di sentimenti e profondamente personale riguardanti le lotte di Kiedis con la sua dipendenza dalla droga che rimane la traccia definitiva dei Red Hot Chili Peppers. I dischi veramente trascendenti operano in una sorta di bolla temporale, con un materiale così forte che il lavoro continua a risuonare decenni dopo la sua uscita è Blood Sugar Sex Magik è senza dubbio un album del genere.