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Guitar Player (Holiday 2022) parte 2 di 3: l’allenamento di John Frusciante e i suoi rituali pre-concerto

Guitar Player dedica la sua uscita “natalizia” a John Frusciante.
In questa seconda parte che abbiamo tradotto per voi, il chitarrista newyorkese parla di come riesce a sincronizzare cuore e mente con i suoi esercizi.

Intervista di
Richard Bienstock

Foto di copertina
Jonathan Weiner

Traduzione per VQ.it a cura di
Vincenzo Fasulo

Ad ogni chitarrista piace suonare. Ma non a tutti piace fare pratica. John Frusciante ha una devozione per entrambe.

«Lo faccio per il puro scopo di allenarmi, e non con l’intento di migliorare o di diventare più veloce»

Per Frusciante, i benefici della pratica sono parte di una visione d’insieme.

«Mi schiarisce la mente al mattino – sincronizza il corpo con la mente e la mente con il corpo. Gli esercizi sono sia mentali che fisici».

Ma c’è una cosa che John Frusciante detesta della pratica: non avere tempo a sufficienza.

«Quando sono a casa, posso esercitarmi quanto mi pare. Ma quando siamo in tour, si va sempre di fretta ed esercitarmi sembra più un lavoro che un piacere. In tour cerco sempre di dedicare quanto più tempo possibile alla pratica»

Frusciante è stato così gentile da regalarci una panoramica dei suoi esercizi e rituali pre-concerto con i Red Hot Chili Peppers. Sedetevi comodi, rilassatevi, e ritagliatevi un paio d’ore, o anche 10, per provarli anche voi.

1. Comincia con le scale

«Un buon allenamento parte sempre dalle scale. Di solito comincio col suonare quattro note in ogni ordine e permutazione, usando tutte e quattro le dita. L’esercizio va più o meno cosi, (i numeri da 1 a 4 rappresentano rispettivamente l’indice, il medio, l’anulare e il mignolo): 1,2,3,4; 1,2,4,3; 1,3,2,4;1,3,4,2; 1,4,2,3; 1,4,3,2. Ogni sequenza parte dall’indice. Dopodiché prosegue con permutazioni che partono dal medio, dall’anulare e così via. E ci sono diverse variazioni: ad esempio si possono prendere le prime due note su una corda e le ultime due su un’altra. Oppure suonare al contrario. Puoi prendere un accordo qualsiasi e suonare ogni variazione di ogni nota con tutte le dita, come una sorta di arpeggio. È un esercizio molto interessante. La prima parte di solito la faccio senza inserire alcun accento, prendendo ispirazione da Bill Bruford. È una tecnica che lui utilizza spesso: all’inizio dei suoi esercizi non ci sono accenti, ma vengono inseriti gradualmente all’avanzare dell’esercizio. Lo trovo un ottimo approccio”.

2. Divide et Impera

«Una volta eseguiti i primi esercizi, continuo sempre con le scale ma questa volta in ordine sparso, dividendo le tonalità in gruppi diversi, ad esempio sette, cinque o quattro. Ci sono diverse modalità di esecuzione: due, tre o quattro note per corda. Delle volte ci lavoro per ore e ore, mi sbizarrisco ad esempio accentando le quinte mentre suono note in gruppi di sette. Mi diverto parecchio; a volte suono le stesse quattro note a ripetizione, ma con accenti di terza che cadono su note diverse ad ogni battuta. In questo modo posso creare fantasie e schemi interessanti. È affascinante osservare come gli accenti abbiano una precisione così matematica».

3. Alla moda

«Un altro esercizio che trovo molto utile conciste in una scala dorica (LA-SI-DO-RE-MI-FA#-SOL), che parte dal quinto tasto. Vedila come una scala eolia (MI-FA#-SOL-LA-SI-DO-RE), con MI come punto centrale invece di LA. Quindi rimani nella stessa posizione passando ad una scala frigia in MI (MI-FA-SOL-LA-SI-DO-RE), e ancora ad una misolidia in MI (MI-FA#-SOL#-LA-SI-DO#-RE). È un ottimo esercizio mentale, a cui di solito aggiungo la lettura di un libro di scale scritto da Nicolas Slonimsky che porto sempre con me quando sono in tour».

4. Trova la quadra con la band

Dopo ore di allenamento individuale, arriva il momento di provare con gli altri. Siamo a più o meno quattro ore dall’inizio del concerto. Durante le prove con la band cerco di fare quanto meno errori possibili, senza improvvisare e suonando assoli che conosco a memoria. Alla fine se me la sento mi sbizarrisco un pò con qualche pezzo più veloce e complicato come Over the Mountain di Ozzy Osbourne.

«In generale, il mio obiettivo principale è assicurarmi che bending e vibrati siano a posto.»

«Per questo mi aiuta molto suonare alcuni pezzi strumentali di Frank Zappa, che suono in ordine graduale di complessità. Non sono difficilissimi ma sono un toccasana per le mani perché mi fanno muovere le dita in modo inusuale».

I'm having a frugasm | John frusciante, John frusciante young, Red hot  chili peppers

«Sono pezzi che suonavo sempre da ragazzino, e che ho rispolverato prima di andare di nuovo in tour.

Altri pezzi e artisti con cui mi esercito: Jimi Hendrix, Jeff Beck, Mott The Hoople, Aqualung dei Jethro Tull, Sitting on the Top of the World e Born Under a Bad Sign dei Cream. Questi ultimi sono perfetti per riscaldarsi perché contengono un sacco di bending, sliding e vibrati, e ti lasciano anche spazio per riposare le mani durante il cantato di Jack Bruce».

5. Fatti di punk!

«Anche il punk fa parte del mio allenamento. Mi piace esercitarmi con brani dei Germs o dei Ramones perché aiutano molto la mia ritmicità. Tutti i pezzi dei Ramones utilizzano downstrokes, e di solito comincio con quelli più lenti, tipo Beat on the Brat, per poi passare ad altri più impegnativi presi dai loro primi album. La cosa più importante è utilizzare il polso e non braccia o spalle, e quando mi accorgo di essere troppo rigido mi fermo immediatamente.

Con i Ramones alleno principalmente i downstrokes, mentre con i Germs gli upstrokes.

Se sono dell’umore giusto, a volte faccio anche qualcosa dei Bow Wow Wow; il senso ritmico di Matthew Ashman è eccezionale».

6. È l’ora di bollire le mani

«Oltre ai tanti esercizi già citati, un’altra tecnica che utilizzo è quella di mettere a mollo le mani in acqua bollente con una macchina sous vide, che in pratica è capace di riscaldare l’acqua ad altissime temperature. Tempo fa sentii delle voci riguardo Allan Holdsworth, di come in pratica non faccia alcun tipo di riscaldamento pre-concerto, ma semplicemente immerga le mani in acqua bollente. Ne parlai con il mio tecnico durante le registrazioni dell’album, gli dissi che avevo bisogno di un modo per rilassare le mani tra una registrazione e l’altra.

Così decidemmo di sperimentare questo metodo; i primi tempi la temperatura dell’acqua la impostavo sui 45 gradi centigradi, ma adesso arrivo anche a 47-48 gradi. Quando sono teso, mi basta immergere le mani e gli avambracci dai 30 secondi ai 10 minuti, ad intervalli regolari durante le quattro ore che precedono un concerto, tra un esercizio e un altro».

7. Tapping & Trilling

«Ogni tanto, se me la sento, improvviso anche dei tapping e trilling con la mano sinistra, in pratica alternando rapidamente più note sulla stessa corda. È molto facile tendere i muscoli con questo tipo di esercizi, quindi bisogna stare attenti. Se ciò accade, risolvo mettendo le mani a mollo per qualche minuto per poi ricominciare da capo. Già solo 5 minuti di questi due esercizi possono fare davvero la differenza».

Classic interview: John Frusciante – "The only album I remember feeling  totally and completely confident on 100 per cent was By The Way, and I  wasn't actually challenging myself on that album" |

8. Non bisogna avere fretta

«In un mondo ideale, farei almeno 10 ore di esercizi prima di salire sul palco. Ma realisticamente, se riesco a fare un paio d’ore di prima mattina ed altre quattro ore prima del concerto, sono ugualmente soddisfatto. Delle volte capita che devo affrettarmi con l’allenamento, a stento riesco a ritagliarmi un paio d’ore se ad esempio siamo in viaggio. Ma cerco di evitare quando posso perché è un qualcosa che detesto, se devo andare di fretta lo sento più come un lavoro che come un qualcosa di piacevole che mi fa stare bene».