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Broken Record: John Frusciante intervistato da Rick Rubin (Aprile 2022) – 2a PARTE

Ecco la seconda parte dell’intervista che John Frusciante ha rilasciato il 1° aprile 2022 al produttore Rick Rubin per il Podcast Broken Record. Sul finale dell’intervista si unirà a loro anche Anthony Kiedis.

Leggi QUI la prima parte.

Traduzione a cura di Miriam Mechelli


Il podcast Broken Record è disponibile in inglese su Spotify e YouTube.

Ascolta l’intervista su Youtube
Ascolta l’intervista su Spotify

Rick Rubin «Come hai saputo che stessero cercando un chitarrista prima di unirti a loro? Come è successo?»

John Frusciante «Quando avevo 17 anni vivevo tra Yucca e Argyle, ad Hollywood, ed ho stretto amicizia con una ragazza di New York di nome Sarah Cox e lei mi ha presentato D.H. Peligro dei Dead Kennedys e così ho cominciato a suonare con lui e con un mio amico bassista di nome Robert. Abbiamo formato questa band che era molto ispirata ai Red Hot Chili Peppers ed infatti “Stone Cold Bush” è un brano nato proprio da questa band.»

RR «Wow!»

JF «Non abbiamo mai fatto spettacoli o esibizioni, ma abbiamo suonato parecchio insieme, ed un giorno D.H. mi ha chiamato e mi ha detto che Flea era appena rientrato dal tour europeo. Lui sapeva che io amavo Flea e così mi disse ‘Flea vuole sapere se ti va di venire a fare una jam con noi’ e così sono andato a suonare con lui. Abbiamo fatto “Alice In My Fantasies” dei Funkadelic e mi pare che abbiamo anche tentato di fare una cover di “Higher Ground“, che poi abbiamo effettivamente messo in Mother’s Milk, già Flea in quel periodo aveva questo desiderio di fare la cover heavy metal di “Higher Ground”

«Abbiamo fatto una jam, e a Flea credo fosse piaciuto suonare con me perché mi lasciò il suo numero di telefono e mi disse che gli sarebbe piaciuto suonare di più insieme. Qualche settimana dopo ho preso coraggio e l’ho chiamato io per sapere se gli andasse di fare un’altra jam, e l’ho trovato che piangeva e mi disse solo ‘Ora non posso parlare, è appena morto il mio chitarrista’ e riagganciò velocemente il telefono.»

John Frusciante ricorda i primi contatti con Flea

«Poi penso che sia voluto comunque restare in qualche modo in contatto con me, mentre cercava di chiarirsi le idee sul fatto di voler continuare a fare musica e portare avanti la band o meno, e mi chiese se volevo andare a fare una jam con lui nel garage del suo amico Ted.
Quindi suonammo solo io e lui, senza batterista o altro e lui mi disse ‘Sai, non sono sicuro se la band continuerà a questo punto, ma se dovesse accadere, di sicuro ti faremo un’audizione.
Poi ad un certo punto mi chiamò per dirmi che Blackbyrd era stato tipo per una settimana nella band nel periodo in cui Hillel se ne era andato e lo avevano licenziato su due piedi quando Hillel aveva deciso di tornare e si sentivano in colpa per questo, si meritava di avere un’opportunità.
Quindi Blackbyrd stette nella band per alcuni mesi, ma io sentivo che sarei finito per entrarci, ed infatti poi è accaduto.»

Ascolta “Higher Ground” su Spotify, dall’album Mother’s Milk

RR «Raccontami ciò che ti ricordi di queste prime due jam, partendo dalla prima con D.H. Peligro e Flea, che ti ricordi di quell’esperienza, quanto è durata la jam?»

JF «L’abbiamo fatta nel garage di casa di D.H. e Walt dei Fishbone, ci passavo spesso davanti a quel garage, è durata un paio d’ore e mi ricordo che Flea ha suonato “Alice In My Fantasies” e poi la cover di “Higher Ground”, ma non ho grandi ricordi perché ero troppo nervoso, la mia testa andava velocissima e si concentrava su cose secondarie come Flea che andava verso D.H. e gli sussurrava qualcosa all’orecchio e lui gli rispondeva mormorando ed io pensavo ‘Mi chiedo se staranno parlando bene di me, (ridono, ndt) o dicono cose negative, chi lo sa!’. Magari parlavano di tutt’altre cose…comunque ritengo che emanassimo buone vibrazioni, ma mi ricordo questi momenti in cui Flea parlava all’orecchio con D.H.»

RR «Ritieni che suonasse bene come te lo aspettavi?»

JF «Sì, lui è il mio bassista preferito, è risaputo, era fantastico essere lì a suonare con lui …»

RR «Quindi non sei rimasto deluso da questa esperienza, era tutto come lo avevi immaginato.»

JF «Sì!»

RR «Fantastico!»

JF «Sì, è stato proprio bello!»

RR «Fantastico! E la seconda volta in cui eravate solo tu e lui, cosa ti ricordi?»

JF «La seconda volta l’energia era calata, non facevamo rock a briglia sciolta come la prima, l’umore era cupo, stavamo seduti lì ed io mi sentivo come disconnesso: nonostante ritenessi di essere un bravo chitarrista, mi rendevo conto che avevo ancora parecchia strada da fare nel capire come amalgamarmi a lui, perché in molti aspetti avevo paura di suonare in modo semplice. Nelle persone dell’epoca c’era questa malattia per gli anni ‘80 ed anch’io ne ero una vittima, del tipo che se non suono qualcosa di estroso non mi sto impegnando abbastanza e cose simili… o alle persone non piacerà cosa suono, robe così.
La cosa che ho imparato dopo un po’ che ero nel gruppo è che anche per chi faceva i complimenti a Flea per il suo modo di suonare il basso non aveva nulla a che vedere con il suo mettersi in mostra, perché lui a volte sembra che si stia mettendo in mostra quando non è assolutamente così!»

RR «Vero!»

JF «Le persone attratte dall’estro ascoltano il suo modo di suonare il basso e pensano ‘Wow, è davvero bravo!’, ma per lui che viene dal jazz, dalla tromba, il jazz è la forma primaria di musica con la quale ha plasmato la sua mente, il suo modo di suonare è una semplificazione, una grande semplificazione del suo gusto musicale primario. Quindi dal punto di vista di Flea il suo modo di suonare il basso deriva da una semplificazione della sua concezione mentale della musica, mentre per me semplificare fino a quel punto significava suonare molto meno di quanto io avrei immaginato di fare, e probabilmente in quel giorno triste ho suonato troppo e con il senno di poi avrei potuto essergli più di sostegno.»

RR «Quando è stata la prima volta che hai suonato con tutta la band, raccontami di quell’esperienza. Ti eri presentato per un’audizione? Immagino il passo successivo sia stato questo.»

JF «Sì, come ti dicevo, Flea mi aveva detto che mi avrebbero fatto un’audizione e poi mi chiamò per dirmi che avevano ripreso Blackbyrd anche se mi aveva detto che l’avrebbero fatta a me …»

La band, orfana del defunto Hillel Slovak e del dimissionario Jack Irons, arruolò D.H. Peligro alla batteria e DeWayne “Blackbyrd” McKnight alla chitarra, che avrebbero poi ceduto il posto rispettivamente a Chad Smith e John Frusciante

RR «Non c’è mai stata …»

JF «Non c’è mai stata!»

RR «E dopo che è successo?»

JF «Un’audizione c’è stata, anche se io mentre stava accadendo non sapevo che lo fosse, Flea aveva organizzato questa cosa … noi ormai eravamo amici, ci vedevamo alle feste, lui era venuto al compleanno della mia ragazza … quindi eravamo amici, ed un giorno lui mi chiamò e mi disse che aveva un registratore a quattro piste ed una drum machine, mi disse ‘Ti va di passare e di suonare un po’ la chitarra su queste basi?’ Ovviamente accettai ed andai nel suo appartamento, lui con il basso e la drum machine suonò tre canzoni e io creai le parti di chitarra direttamente sul momento e le registrammo in presa diretta, ci siamo divertiti per un po’, poi abbiamo guardato dei video dei Funkadelic, abbiamo passato un po’ di tempo con sua moglie Loesha … »

«È venuto fuori, ma io l’ho saputo solo tempo dopo, che ciò che Flea aveva fatto era di aver registrato sullo stesso nastro Blackbyrd e le sue parti di chitarra e poi le aveva sovraincise con le mie, così aveva un confronto su quali parti di chitarra fossero migliori. Per quel poco che ne so io, quando la sera me ne stavo andando, Loesha disse a Flea ‘Questo è il chitarrista per i Red Hot Chili Peppers, è il vostro uomo’.»

John Frusciante racconta l’audizione alla quale, a sua insaputa, è stato sottoposto a casa di Flea

«Flea si sentiva in colpa a dover mandar via Blackbyrd un’altra volta, quindi anche se pensavo di aver ‘vinto’ questa specie di competizione o qualsiasi cosa fosse, passarono un altro paio di settimane e non successe nulla, e poi Flea mi chiamò per dirmi che Bob Forrest dei Thelonious Monsters cercava un chitarrista. Le cose non stavano andando benissimo con Blackbyrd, non sapeva come sarebbe andata a finire, quindi mi disse ‘Ho detto a Bobby che può avere il tuo numero, ma gli ho anche detto che ho la prelazione su questo ragazzo, se decidiamo che lo vogliamo nei Chili Peppers ho la prelazione e non te ne devi avere a male e non devi arrabbiarti!’ (ridono, ndt)»

RR «Fantastico … »

JF «Quindi ho parlato con Bob, sono andato alle prove dei Thelonious Monsters e ho fatto l’audizione per loro e mi hanno preso subito, ma la particolarità di quell’audizione è che c’era Anthony Kiedis, lui e Flea dovevano essersi parlati e gli aveva detto di venire a darmi un’occhiata.»

«Anthony ha assistito a tutta l’audizione, poi quando mi hanno detto che mi prendevano è tornato da Flea e la sera alle 18 mi hanno chiamato entrambi e mi hanno detto ‘Ne abbiamo parlato a lungo, ma abbiamo deciso che devi essere tu il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, è questo che vuoi?’ ed io risposi ‘‘Sì, lo voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo!’.»

John Frusciante racconta il momento decisivo in cui ha deciso entrare a far parte dei RHCP piuttosto che dei Thelonious Monsters

«(Rick Rubin ride, ndt) Dovevano trovare il modo di dirlo a Blackbyrd, così volevano essere certi che io fossi sicuro di quello che volevo fare. Così ho chiamato Bob e gli ho detto che sarei stato felice di suonare ad ogni spettacolo che avevano già fissato (i Thelonious Monsters, ndr), ma anche che mi avevano chiesto di entrare nei Red Hot Chili Peppers ed avevo accettato e lui mi rispose ‘Eh, tanto lo sapevo che andava a finire così…’ (ridono, ndt). E così ho fatto qualche spettacolo con loro nelle settimane successive, mentre iniziavo le prove con i Chili Peppers ed il batterista era proprio D.H. Peligro che mi aveva presentato Flea, che aveva smesso di suonare con me proprio perché era entrato nei Chili Peppers.»

I Red Hot Chili Peppers con John Frusciante (chitarra, il secondo da sinistra) e D.H. Peligro (batteria, il quarto da sinistra)

RR «Quindi tu sei entrato nei Chili Peppers prima che arrivasse Chad.»

JF «Sì.»

RR «Non lo sapevo, per qualche motivo pensavo che tu fossi stato l’ultimo arrivato, forse solo perché sei più giovane, ecco perché avevo questa idea.»

JF «Certo …»

RR «Quindi tu eri nel gruppo e cosa successe?»

JF «Io, D.H., Anthony e Flea formavamo la band e facemmo un piccolo tour, chiamato Turd Town Tour, che attraversava il Midwest e … non andò molto bene! (ridono, ndt). Fu molto disarticolato.
D.H. era un grande batterista, pieno di energia, lo è tutt’ora, ma non era allineato allo spirito della band come noi. Per me era una questione vitale, del tipo ‘Se fallisco in questa cosa la mia vita è finita!’, capisci? (ride, ndt). Invece D.H. teneva in qualche modo le distanze, era un tour strano, c’era parecchia gente, ma ad esempio una sera ricordo che eravamo in un cowboy-bar, hai presente quei posti dove la gente va tutte le sere a bere?
Anthony era furioso con il nostro manager per aver anche solo pensato di farci suonare in posto così … E abbiamo fatto uno show davvero brutto, abbiamo dovuto ricominciare i pezzi perché non ci sincronizzavamo sui tempi tra di noi e Flea ha dovuto fermare il brano e ricominciare …
Eravamo ad un punto basso come band, ma al di fuori eravamo grandi amici, ho rivisto recentemente delle foto di noi quattro insieme e da lì puoi vedere che eravamo davvero amici, venivamo tutti dallo stesso posto … quando Chad si è unito al gruppo, era uno forestiero, capisci, veniva da Detroit ed era un appassionato di hard rock che era venuto ad L.A. sognando magari di entrare in una band come i Guns’N’Roses o qualcosa di simile, quindi con Chad eravamo come mal assortiti, mentre con D.H. venivamo dalle stesse esperienze di vita o come le vuoi chiamare. Sta di fatto che abbiamo licenziato D.H. e fatto una tonnellata di audizioni per il batterista finché non è arrivato Chad. La storia nasce dal fatto che Denise Zoom, che era la moglie di Billy Zoom degli X, venne da me durante un concerto dei Fishbone con i Public Enemy al Santa Monica Civic, che tra l’altro si rivelò essere un concerto molto violento, c’erano anche delle armi, però il punto è che ad un certo punto lei venne da me e mi disse ‘John, ho il vostro nuovo batterista! Mangia batteria a colazione!’ ed io da quel momento dicevo a tutti di quanto fosse sciocco dire ‘mangia batteria a colazione’.»

«Poi lui venne a fare l’audizione per noi, e quando se n’è andato eravamo tutti … perché ci aveva guidati per tutto il tempo, noi eravamo abituati a D.H. che tendeva a seguirci, ed invece Chad aveva tenuto le redini tutto il tempo, aveva cominciato con un lento groove funk e poi gradualmente andava sempre più veloce, sempre più veloce, sempre più veloce, fino a quando non ha cominciato a suonare ad una velocità folle, una roba tipo speed metal, è stato veramente impressionante. C’erano stati un altro paio di batteristi che non erano male, ma Chad fin da subito si è mostrato come la forza motrice della band, capisci?»

John Frusciante racconta l’audizione di Chad Smith prima del suo ingresso nei Red Hot Chili Peppers

RR «Sì!»

JF «Una volta che se n’è andato Flea ha detto ‘questo mangia davvero batteria a colazione!’ (ridono, ndt). Sembrava così fuori di testa, perché via via che andava più veloce gridava ‘Fottetevi! Fottetevi!’, ci stava mettendo davvero un sacco di energia, anche nel modo in cui picchiava ed era davvero divertente. La cosa che ci ha colpito è stata anche che dal momento in cui ha cominciato a suonare, Anthony ha cominciato ad avere un attacco di risa e quando Anthony comincia a ridere va avanti per minuti, tipo dieci minuti buoni, e questo è successo quando Chad ha cominciato a suonare ed era contagioso, così anche io ho cominciato a ridere e ci siamo stesi sul pavimento dalle risate per quanta intensità c’era.»

I Red Hot Chili Peppers all’epoca di Mother’s Milk, da sinistra a destra: Chad Smith, John Frusciante, Anthony Kiedis e Flea

RR «Fantastico!»

JF «Ci abbiamo messo un paio di mesi di prove prima di permettere a Chad di proporre le sue parti di batteria per le canzoni che avevamo già scritto, era davvero nuovo nel gruppo. Gli abbiamo anche dato la possibilità di registrare un brano, “Taste The Pain”, per la colonna sonora di un film, mi ricordo che era il dicembre del 1988 ed era ancora prima che decidessimo di assumerlo, ma poteva essere una buona idea per vedere come sarebbero andate le cose, e lui disse ‘Non posso, devo andare a Detroit per passare il Natale con la mia famiglia’. Io mi chiedevo ‘Che diavolo ha questo tizio che non va, ma si rende conto dell’opportunità che ha avuto?’. C’era davvero la preoccupazione da parte mia che Chad non percepisse che grande band fossimo e che non apprezzasse davvero l’opportunità che stava avendo, sembrava davvero indifferente e noncurante di tutta la situazione, capisci? Mentre io ero così spaventato che ogni mossa che facevo mi portasse a sbagliare e non sarei più stato nel gruppo, Chad era proprio tranquillo al riguardo, che se ci pensi è proprio uno dei suoi pregi, quindi per quella registrazione chiamammo Phillip “Fish” Fisher dei Fishbone, ma alla fin fine decidemmo che Chad era il nostro batterista.»

“Taste The Pain” è stata scritta per la colonna sonora del film “Say Anything”, in cui ha recitato Ione Skye, storica fidanzata di Anthony Kiedis negli Anni ’80

RR «Avete fatto qualche spettacolo con Chad prima di registrare l’album?»

JF «Sicuramente abbiamo suonato con lui durante le registrazioni del disco, non sono sicuro se l’abbiamo fatto prima … facevamo delle piccole esibizioni nei week end, ad esempio nei college, e qualche show nei club qui e là, ma è buffo che io non abbia nessun ricordo di quale sia stato il primo concerto con Chad … Sicuramente durante le registrazioni del disco facevamo questi show nel weekend per racimolare qualche soldo in più e lui era sempre bravo, era bello suonare con qualcuno che era sulla tua stessa lunghezza d’onda, voglio dire, se io improvvisavo mi seguiva, ma potevi contare su di lui per avere il tempo.»

RR «Lui aiutava lo spettacolo ad essere sempre solido nel miglior modo possibile, che è una gran cosa.»

JF «Sì!»

RR «Quindi raccontami come è stato fare questo primo disco, era la prima volta che registravi in un vero studio di registrazione?»

JF «Sì, era la prima volta. Ti avevo accennato alla canzone “Taste The Pain” e lì è filato tutto liscio, mi ricordo che le parti di basso, batteria e chitarra come le abbiamo suonate sono poi quelle che si sentono sul disco, come una registrazione dal vivo, sapevo che avrei registrato in studio, ma ero contento che tutto fosse andato così bene e tutto si fosse incastrato perfettamente. Ma quando registrammo Mother’s Milk, Michael Beinhorn aveva questa idea .. il produttore Michael Beinhorn aveva questa idea di estremizzare il funk heavy metal del gruppo e voleva che tutto fosse veloce e ‘pushed’. In studio di registrazione, per chi non lo sapesse quando ci si riferisce al tempo si può essere ‘laid back’ (più lenti e rilassati, dando maggiore feedback agli altri musicisti, ndt) o ‘pushing’ (più veloci ed accelerati, con uno stile aggressivo che spicca rispetto agli altri membri, ndt), ma di solito quando si dice che qualcuno è troppo ‘pushing‘ si vuole sottintendere che dovrebbe fare un ‘laid back‘ migliore.»

Michael Beinhorn è uno dei produttori più famosi della scena musicale alternative USA: oltre ai RHCP, annovera nel suo curriculum artisti del calibro di Soundgarden, Hole, Marylin Manson, Korn

«Invece Michael Beinhorn voleva proprio che noi spingessimo tutto all’estremo ed io a quel tempo non avevo neanche mai sentito prima queste espressioni ‘laid back’, ‘pushing’ ... ero abbastanza certo che l’obiettivo fosse suonare a tempo ed il concetto del “laid back” io credevo fosse quello che già facevo spontaneamente impegnandomi nell’andare a tempo, invece lui voleva proprio che tutto fosse spinto estremamente forte e noi le suonavamo … anche adesso, quando riascolto l’album mi sembra che andavamo 10/15 bpm più veloce di quando le suoniamo dal vivo, e lui ce le faceva rifare perché non spingevamo abbastanza, veniva nella sala di registrazione e saltava agitando le mani in aria e sudando perché voleva che spingessimo fino all’estremo. So di persone che amano la Jungle drum’n’bass o la breakcore e che quando erano ragazzi amavano questo album proprio per questo motivo, per questa versione estrema e accelerata del funk che per certi aspetti non è diversa da quando velocizzi un breakbeat, capisci?»

«Io non sapevo cosa fosse il ‘pushing’ e non potevo fare ciò che lui voleva che facessimo. Chad e Flea sembravano capire cosa lui volesse, ma si arrivava al punto in cui io non riuscivo a stare più al passo con Flea e Chad e lì pensavo ‘Questo succede perché faccio schifo, sono un fallito, sono il peggiore del gruppo’ e così è andata a finire che praticamente tutto ciò che io suono in quel disco è stata sovraincisa perché non riuscivo ad entrare in quello stile di suono.»

RR «Ti è risultato innaturale?»

JF «Sì, lo sentivo innaturale, ma se devo dirla tutta, ancora oggi, ma ancora di più in quel periodo, sentivo che suonare le canzoni più velocemente di come sono state pensate spingendo sempre al massimo risulta una cosa imbarazzante. È stato un album difficile da realizzare per me, non sapevo nulla del lavoro in studio di registrazione e gran parte del mio lavoro è consistito in me che suonavo con Michael Beinhorn seduto vicino ed io ero completamente all’oscuro di ciò che lui potesse considerare una buona registrazione o cosa non lo fosse. Sì, ho avuto un sacco di difficoltà a registrare quel disco per questa ragione, per quel periodo quella era una visione innovativa che influenzò molte persone in molti modi e lui aveva questa visione così chiara da farmi sentire che io non avessi alcuna voce in capitolo o uno spazio per adattarmi a ciò che lui voleva in un modo che mi risultasse confortevole. Lui aveva preso anche il controllo del processo di mixaggio e nessuno di noi era presente o ha avuto una versione finale del disco, non lo abbiamo nemmeno ascoltato. Le canzoni sono state ri-editate in modo totalmente differente da come le avevamo scritte e cose del genere … sì, è stata un’esperienza molto intensa.»

Il retro copertina di Mother’s Milk, quarto album in studio della band pubblicato il 16 Agosto 1989, a poco meno di 14 mesi dalla scomparsa del compianto chitarrista co-fondatore, Hillel Slovak, a cui il disco stesso è stato dedicato.

RR «E dopo siete andati in tour?»

JF «Sì, siamo stati in tour per circa un anno e mezzo … Ehi c’è Anthony!»

Anthony Kiedis «Ciao John!»

JF «(ridendo, ndt) Ehi!»

RR «Ehi, come stai?»

AK «Ciao Rick, spero di non interrompervi!»

RR «No, va tutto bene, stavo avendo una lezione di storia che mi affascina molto, la amo e penso che piacerebbe anche a te, magari non sai i retroscena della storia di cui eri parte tu stesso …»

AK «Di chi?»

RR «Di John!»

AK «I retroscena di John? (con voce un po’ stupita, mentre John ride, ndt)»

RR «John prima della band, è interessante!»

AK «Avevo incontrato John …»

JF «(ridendo, ndt) È vero non le ho raccontate, ci sono un paio di connessioni tra me e Anthony di cui non ho parlato …»

RR «Anthony, qual è il tuo racconto del tuo incontro con John?»

AK «È qualcosa di un po’ raccapricciante … vediamo … i Red Hot Chili Peppers avevano uno show a …Pasadena

JF «Sì, al Perkins Palace.»

AK «Al Perkins Palace, che era un luogo storico dove sono stati realizzati tanti bellissimi concerti compreso quello dei King Crimson in cui Flea è svenuto … Ma avevamo uno show lì ed io stavo attraversando un periodo nebuloso della mia vita in cui facevo largo uso di droghe e a volte arrivavo tardi per il concerto o altre volte non mi presentavo proprio perché ero un po’ perso … a questo concerto in particolare stavo facendo tardi perché ero in centro a Los Angeles a comprare la droga, e quando sono arrivato era buio e c’era un parcheggio fuori dal Perkins Palace ed io stavo andando a farmi una dose da qualche parte nel parcheggio per approfittare del mio lato malato ed ho incontrato questi due bei fans eccitati e carichi per lo show, almeno lo erano per me, uno era John e l’altro era … Bill?»

JF «No, era un ragazzo di nome Matt, il ragazzo che.. ok…»

AK «Matt. Quindi John e Matt si sono avvicinati dicendo (fa la voce eccitata, ndt) ‘Oh mio Dio, siamo qui per lo show, non vediamo l’ora! Che canzoni farete …’ e cose del genere ed io (sbrigativo) ‘Ciao ragazzi, ci vediamo dentro tra un minuto’.»

.JF «No, non ci hai ignorato, Matt ha detto tipo ‘Ehi Anthony, che fai qui?’ e tu ‘No, niente, faccio una passeggiata contemplativa!’» (Ridono tutti, ndt)

AK «Un po’ troppo contemplativa … Quindi io ero rimasto colpito dall’entusiasmo e dalla bella aura di queste belle persone che erano eccitate per lo show ed io mi sentivo un po’ demoralizzato perché stavo attraversando questo periodo assurdo e sapevo che non sarei stato al meglio, cosa a cui tengo molto, ma avevo questa dipendenza in corso … Quindi ci siamo separati ed io ho trovato una scala e mi sono seduto per occuparmi dei miei affari sulla scala giusto per stare sufficientemente bene per potermi andare ad esibire, ed in seguito alzando gli occhi mi sono reso conto che ero sulla scala del Dipartimento di Polizia di Pasadena. Il luogo che avevo scelto per occuparmi dei miei loschi affari. Ero sfasato. Sono entrato, andato nel backstage, mi sono preparato con tutta la pittura fluorescente, le luci nere e la mia ragazza ed i compagni del gruppo erano arrabbiati con me … siamo andati sul palco e dato il massimo che potevamo, ma io non lo ero, non ero al mio meglio. Questa è stata la prima volta in cui ho incontrato John. John, qual è stata la seconda?»

La prima volta che Anthony Kiedis ha incontrato John Frusciante, in veste di fan, è stata in occasione del concerto al Perkins Palace di Pasadena (California), il 1° Agosto 1987 (Fonte: rhcplivearchive.com)

JF «C’è questo fatto divertente, penso fossimo nel 1986 … il mio patrigno è tornato a casa un giorno e mi ha raccontato che era fermo sulla superstrada nel traffico e mangiava una banana, ed ha buttato la buccia di banana fuori dal finestrino: un ragazzo è saltato fuori dalla sua macchina ha preso la buccia di banana e gliel’ha ributtata attraverso il il finestrino mentre faceva varie osservazioni sulla banana, su di lui e sul fatto di tenersela in macchina … Un giorno io ero in macchina con Anthony, saranno stati due anni dopo, ed Anthony mi ha raccontato la stessa storia … solo che era lui il ragazzo che era sceso di macchina, aveva raccolto la buccia di banana e l’aveva rigettata attraverso il finestrino!»

RR «Fantastico!»

JF «È pazzesco!»

AK «Sì, era il mio lato un po’ arrogante … molto tempo prima mi era capitato di vedere a La Brea gente che aveva buttato dal finestrino un sacchetto del McDonald’s con patatine, carta e bicchieri che volavano tutto intorno ed ho fatto la stessa cosa, le ho raccolte e gliele ho ributtate in macchina ed è finita con loro che mi inseguivano per tutta la zona nord di La Brea lanciandomi gli hamburgers come armi e io che li schivavo. E da ragazzino facevo lo stesso: quando vedevo qualche bimbo buttare le carte delle caramelle nei cespugli partivo ‘No no no no no! È un cespuglio, non puoi rovinare il cespuglio!’.

«Poi c’è stato questo periodo in cui era morto Hillel Slovak, Jack Irons aveva lasciato la band ed io e Flea eravamo in un vortice di energia del tipo ‘amiamo queste persone, ma dobbiamo continuare a fare musica insieme’ ed è difficile trovare le persone giuste con cui fare musica, è questione di chimica, possono esserci le persone più ben intenzionate del mondo, ma tu devi trovare quella connessione assurda, piena d’anima e totalizzante …»

Anthony Kiedis e la sua visione di band

«Abbiamo provato a suonare con Blackbyrd McKnight come chitarrista e D.H. Peligro come batterista e non funzionava come avrebbe dovuto … Flea mi disse che c’era questa sorta di ragazzo prodigio della San Fernando Valley che sarebbe diventato un fenomeno della chitarra e sapevo che Bob Forrest dei Thelonious Monster voleva ingaggiare questo giovane ragazzo John Frusciante affinché si unisse alla sua band e un sacco di campanelli hanno cominciato a suonarmi in testa, allora ne ho parlato con Flea e lui mi ha detto che aveva fatto delle jam con questo giovane e lo aveva trovato estremamente valido … Quindi sono andato in questo garage a vedere l’audizione di John per i Thelonious Monster ed in qualche modo dovevo intervenire, non potevo lasciare che accadesse! (Rick ride, ndt) Era troppo perfetto per ciò che facevamo ed io in quella fase della mia vita ero probabilmente un punk egoista e ricordo di aver scambiato qualche parola con John nel vialetto del tipo ‘È stata un’ottima audizione, ma non valuteresti di unirti alla nostra band piuttosto che a questa?’ o almeno questo è il mio vago ricordo, magari John ha un quadro più chiaro …»

JF «Sì sì, ne ho parlato!»

AK «L’hai fatto!»

RR «Sì, alla base c’è la stessa sequenza di eventi.»

AK «Sì, e come ho detto, trovare questa persona, queste persone con cui davvero hai una connessione su un piano invisibile e sai che possono sentirti e tu puoi sentirli ed in qualche modo unire le proprie energie musicali per creare suoni e canzoni e condividere la vita, è una sorta di intervento divino quando accade perché come ho già visto più volte è un incastro difficile da trovare.»

RR «Assolutamente!»

AK «Sì!»

RR «Cosa ricordi di quelle prove, delle prove dei Thelonious con John, che ti ricordi?»

AK «Mi ricordo di essere rimasto rapito dalla personalità di John, si esibiva con queste persone più grandi di lui e con più esperienza ed era la forza dominante, pieno di energia. Era giovane e nessuno aveva intaccato il suo entusiasmo ed il suo amore per la musica o gli aveva messo in testa idee sul come doversi esibire, ed era anche una persona piacevole da frequentare e divertente. Sapeva suonare ed imparava i brani molto velocemente e mi piaceva come persona, infatti in quel periodo ero molto amico con John e mi piaceva passare il tempo in sua compagnia.»

RR «Ti ricordi la prima volta in cui avete suonato sul palco insieme?»

AK «Beh, mi ricordo piuttosto bene il palco dell’Hully Gully dove facevamo le prove, John suonava … suonavi una Ibanez

JF «Sì, ce l’avevo!»

AK «Sì, che era una cosa nuova e diversa per noi, mi pare fosse decorata con del collage?»

JF «Sì, avevo due chitarre, una interamente ricoperta con delle donne nude sotto la finitura e quest’altra … mi sa che non avevo la Ibanez, la chitarra con le donne nude era quella che avevo quando sono entrato nel gruppo …»

AK «Che fine ha fatto?»

JF «Era una chitarra da esibizione, le realizza questo ragazzo di Nord Hollywood …»

AK «Adesso devo pensare a quale sia stato il nostro vero primo concerto …»

JF «Era stato in Texas …»

AK «Cosa?»

JF «Giusto … No! … Arizona! Arizona! Phoenix

AK «Un concerto singolo?»

JF «Facemmo questo concerto a Phoenix, poi suonammo al John Anson Ford (un anfiteatro di Los Angeles, ndr), fu il secondo concerto.»

AK «Wow!»

JF «Sì!» (Ridono, ndt)

AK «Sì, di questo concerto in Arizona ricordo solo che dovevamo andarci, ma il John Anson Ford me lo ricordo molto bene perché decidemmo di indossare dei costumi.»

JF «Sì, indossavamo tipo dei costumi da supereroi …»

AK «Sì, tranne per il nostro batterista, D.H., che indossava un costume da calabrone, con suo grande disappunto perché lo odiava, e noi non capivamo… ‘Perché odia il costume da calabrone? È stupendo e c’era questa ape gigante che suona la batteria…’. Stava scomodo e poi scoprimmo che anche John Belushi che si era vestito da calabrone al Saturday Night Live detestava il costume da calabrone!»

RR «Anthony, ti ricordi il primo concerto con Chad?»

AK «Aspetta … sì sì me lo ricordo era al Roxy(teatro a West Hollywood, il 22 Gennaio 1989, ndr)

JF «Oh … ma sul serio?»

AK «Era il primo o il secondo.»

JF «Mi sa che hai ragione … sì, mi sa che hai ragione …»

AK «Sì, ed era in ritardo. Era in grande ritardo!»

RR «Wow!»

AK «Chad é una forza della natura. La sua audizione, che si svolse con John e Flea all’Hully Gully fu profonda ed indimenticabile. Avevamo suonato con una serie di batteristi interessanti, potevano fare bene determinate cose. Poi Denise Zoom, la ex di Billy Zoom, ci suggerì questo ragazzo di Detroit, in Michigan. Chad arrivò tutto tranquillo e sicuro di sé, capisci, non poteva importargli meno di chi noi pensassimo di essere, ed in quel periodo pensavamo di essere parecchio … Si è seduto e ci ha fatto perdere la testa a tutti con la sua potenza ed il suo stile. Flea di solito era colui che guidava le danze ed ora aveva questo ragazzo, Chad Smith, che mangiava batteria a colazione e prendeva il controllo della situazione e ridevamo tutti istericamente per tenere il passo con il suo crescendo dietro la batteria. Poi siccome aveva questa gigante massa di capelli in stile glam rock, gli abbiamo detto ‘Rasati la testa e avrai il posto nella band’ e lui rispose tipo ‘Non credo mi interessi!’»

I Red Hot Chili Peppers nel 1989

RR «Wow!»

AK «‘No no no, hai il posto, devi solo rasarti la testa’ e lui ‘Grazie, ma anche no’. E noi eravamo colpiti da quanto questo ragazzo fosse sicuro nelle sue convinzioni da rifiutare di rasarsi la testa per entrare a far parte della nostra band, cosa che forse ce lo faceva apprezzare ancora di più. E poi é arrivato tardi al suo primo concerto.»

JF «Ero così arrabbiato con lui …»

AK «Per non essersi rasato o per l’essere in ritardo?»

JF «Per l’essere in ritardo, mi ricordo … anche perché avevo già avuto dei sentimenti del tipo ‘Questo ragazzo non si rende conto di che grande band siamo e si presenta pure in ritardo, che diamine ha questo ragazzo che non va?’»

RR «È così divertente!»

AK «Lo è, lo è.»

JF «Mi ricordo che stava continuando ad andare … era impegnato con la scuola di musica GIT o la scuola di batteria o qualsiasi cosa fosse ed alle sue prime prove quando era appena entrato nel gruppo io gli dissi ‘Ora lascerai la scuola di musica, giusto?’ E lui ‘No, i miei genitori l’hanno già pagata quindi continuerò ad andarci!’ Ed io gli risposi ‘Ma non capisci, questa è una band di successo internazionale (ridono tutti, ndt), ora puoi mantenerti facendo questo, non hai bisogno di andare alla scuola di musica, capisci?’. È stato davvero difficile da arruolare!»

RR «Parliamo di quando dicevate che a vostro avviso questa fosse la miglior band del mondo: in realtà, nel periodo di cui stiamo parlando, avreste detto che i Chili Peppers erano la band di maggior successo ad LA?»

AK «Eravamo internazionalmente famosi … ad Hollywood! Voglio dire, dipende a chi lo chiedevi! Ad esempio, nel nostro primo spettacolo, nel 1983, suonavamo una sola canzone perché era l’unica canzone che avevamo, e dopo quell’esibizione, se tu mi avessi chiesto chi era la band più popolare ad L.A. io ti avrei risposto ‘Siamo noi, ovviamente!’. Avevamo questo pompato senso di chi fossimo, ma non derivava semplicemente da una prospettiva narcisistica, nel nostro mondo noi percepivamo che avremmo potuto fare qualcosa di speciale e sentivamo dentro di noi di essere speciali. Nel momento in cui John si è unito alla band avevamo già avuto degli alti e bassi, ma di certo potevamo dire ancora la nostra, almeno a L.A. per quanto ne sapevamo. Non era così, John?»

JF «Sì, io direi che in quel periodo le altre band che sembravano avere un certo livello di popolarità simile erano i Jane’s Addiction e i Fishbone, almeno nel nostro genere, voglio dire, c’erano anche band heavy metal e altre, ma erano generi completamente diversi che spesso suonavano in luoghi completamente diversi … Ma per quanto riguarda una sorta di radici punk io direi che queste tre band erano quelle che suonavano allo stesso livello e negli stessi posti.»

AK «Quindi ok, possiamo dire che non eravamo veramente famosi nel mondo in quel periodo …»

JF «Ma per me la band avrebbe potuto … non avevamo suonato ovunque nel mondo, ma ero certo che la band avrebbe potuto suonare nei club praticamente ovunque volessimo.»

AK «Sì, potevamo suonare a Dingwall ed in UK.»