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Return of the Dream Canteen, track by track: un viaggio fra le tracce del disco insieme ad Anthony, Chad e Flea!

Il 14 ottobre 2023, a un anno esatto di distanza dall’uscita in tutto il mondo, i tre membri dei Red Hot Chili Peppers hanno passato in rassegna, al loro broadcast ufficiale Whole Lotta Red Hot (su SiriusXM), le canzoni che compongono la tracklist del loro 13° album in studio, svelando aneddoti su titoli, significati e ispirazioni.

Intro:
L’anno scorso i Red Hot Chili Peppers hanno rilasciato il loro 13° album in studio; nel suo primo anniversario, scopriamo Return of the Dream Canteen assieme a Anthony, Chad e Flea, che condivideranno con noi storie traccia per traccia qui, su Whole Lotta Red Hot.


PEACE AND LOVE

Flea: ciao, sono Flea dei Red Hot Chili Peppers. Peace and Love doveva inizialmente chiamarsi Fay, un titolo provvisorio come tanti altri che usiamo, non so nemmeno perché ne sto parlando ma riguardo alla sua origine, è un’altra canzone che comincia con una linea di basso e, beh…ero stato in una zona di Los Angeles, i cantieri, e avevo incontrato una donna di nome Fay, un’amica mia e di mia moglie di cui avevo gradito la compagnia; stavo semplicemente pensando a lei e suonando il basso quando questa linea saltò fuori, per poi tramutarsi in qualcosa di completamente diverso…ed è un sentimento bellissimo quello di cui canta Anthony, incoraggiante e caloroso, ed è davvero figa, c’è un assolo di sassofono di Josh Johnson che è stato trattato da John e non suona esattamente come un sassofono, eppure lo è. È una specie di jam funk eterea, quindi godetevela.


REACH OUT

Flea: Reach Out è nata con John che suonava queste bellissime parti di chitarra concatenate: è molto delicata in un certo senso, sembra quasi un pezzo di chitarra classica, e quando lo sento suonare qualcosa di bello come quello, da bassista, voglio solo trovare un modo per inserirmi e contrastarlo, per rispondergli anziché seguirlo, e ha funzionato abbastanza bene; ha questo ritornello simile a un inno che adoro, in cui c’è tanto desiderio: “è meglio che qualcuno venga a darmi una mano”, Anthony lo sta letteralmente urlando, tipo “qualcuno mi dia una fottuta mano”, capito? “Te lo sto chiedendo per favore”! È una jam super dinamica, sono orgoglioso di farne parte e penso che possa resistere alla prova del tempo, a prescindere dallo stile o da ciò che è popolare in un particolare momento. Penso veramente che abbia qualcosa di speciale.


EDDIE

Chad: Eddie è ispirata al recentemente defunto Eddie Van Halen. Quando ero bambino i primi album dei Van Halen erano come la Bibbia per me, mi rapivano dalla prima nota mentre ascoltavo la chitarra di Eddie, le urla da Banshee di David Lee Roth, il basso rimbombante di Michael Anthony e naturalmente la batteria di Alex Van Halen, che fu una grande influenza per me. Ero solito andare nel mio garage fuori Detroit, dove sono cresciuto, sistemarmi lì e mettere le cuffie per suonare specialmente su Van Halen II, che aveva tante grandi canzoni, e lo stesso vale per tutti gli altri dischi, anche se quei primi a cui ho appena accennato sono fantastici. Perciò, quando Eddie è morto per molte persone è stata una notizia pesante, era un musicista incredibile e innovativo e qualsiasi chitarrista non poteva fare a meno di lasciarsi influenzare da lui in qualche modo. John si presentò con questo riff e noi non facemmo altro che suonarci su, il pezzo venne fuori molto in fretta (come spesso accade alle nostre migliori canzoni); Anthony fu ispirato dalla musica, scrisse questo testo che parla di Eddie e ora è una delle nostre tracce preferite da suonare in live, soprattutto perché John ha la possibilità di eseguire quello che è probabilmente il suo assolo più lungo scritto con noi, sapete che dal vivo ci piace dilungarci un po’ con le jam e così lui riesce a mostrare di cosa è capace, ed è davvero divertente. Dunque questo è il nostro omaggio al grande Eddie Van Halen.


FAKE AS FU@K

Anthony: ecco una canzone chiamata Fake as Fu@k. Molti di questi pezzi sono stati scritti durante il lockdown: rimasi molto colpito da questo enorme cambiamento della coscienza umana in cui veniva detto a tutti di non uscire di casa, di non interagire con le altre persone, di non fare questo e di non fare quello; in quei momenti ho avvertito la perdita di umanità e il testo della canzone invita a non credere ai media o al governo ma a uscire e vedere di persona cosa sta succedendo, per non diventare dei piccoli blob ex-umani sui nostri divani. Ad ogni modo, il pezzo è dannatamente veloce e divertente da ballare, e si chiama Fake as Fu@k.


BELLA

Anthony: dopo c’è Bella, che porta con sé un contenuto emotivo. Flea si presentò con una linea di basso e un’insolita indicazione di tempo, chiamata 7-4, che è stata inventata essenzialmente solo per complicare la vita ai cantanti perché non c’è un tempo chiaro su cui entrare o uscire: una cosa in cui i Parliament-Funkadelic erano maestri, ma alla quale io devo migliorare il mio approccio; poi c’è questo verso funky molto figo, John imbracciò la sua chitarra e scrisse un cambio di accordo per il ritornello, molto naturale e delizioso, di cui la mia frase preferita è “diamine, non mi chiamo Bradley”: quando questa frase comparve nella canzone fece sorridere Chad, perciò…vi presento Bella.


ROULETTE

Anthony: Roulette non era neanche nata prima che la registrazione del disco fosse in corso. Eravamo in un posto chiamato Shangri-La, posseduto e gestito dal grande Rick Rubin, nostro amico e collaboratore; i ragazzi stavano suonando dei riff mentre registravano una qualche canzone e io ero tipo “che cos’è? Che cos’è? Che cos’è?”, loro dissero “niente, stiamo solo accordando gli strumenti” ma io risposi “questa è una canzone!”…così l’abbiamo registrata, l’ho portata con me attraverso l’oceano Pacifico e vi ho aggiunto un po’ di parole all’ultimo minuto. Si chiama Roulette e ha un’atmosfera tutta sua.


MY CIGARETTE

Anthony: poi abbiamo My Cigarette, una traccia di drum machine e forse anche altre machine che Flea concepì nel suo garage quando viveva sulla PCH (Pacific Coast Highway, una famosa strada della California, n.d.t.) e componeva piccole idee e beat per ammazzare il tempo; ce la fece ascoltare registrata su una 4 tracce sul suo telefono, sembrava che mi parlasse e gli dissi “cos’è? Mi piace, puoi mandarmela? Voglio scriverci qualcosa”…e così divenne My Cigarette.


AFTERLIFE

Anthony: Afterlife vide molto presto la luce durante il processo di scrittura di Unlimited Love e Return of the Dream Canteen; non ho molto da dire, è una jam e ha un paio di riferimenti carini a delle ispirazioni musicali, James Brown e Iggy Pop su tutti, e a mia madre, perché menziona una cosa che lei mi disse…vediamo se ve ne accorgete!


SHOOT ME A SMILE

Anthony: Shoot Me a Smile è una sorta di omaggio ai Meat Puppets, una delle band più fighe con cui siamo cresciuti, direttamente dal deserto dell’Arizona. Fu Flea a guidarne la composizione e, tutto sommato, è venuta bene.


HANDFUL

Anthony: dopodiché abbiamo una canzone chiamata Hanful. Credo di essere stato sopraffatto dallo spirito di Van Morrison, volevo solo provare a cantare qualcosa nel suo spirito e nella sua personalità in cui non sempre vai a ritmo, magari vai anche un po’ fuori tempo…ecco perché la parte vocale della canzone suona in quel modo. Grazie Van Morrison!


THE DRUMMER

Chad: c’è una canzone in Return of the Dream Canteen che si chiama The Drummer e io sono Chad il drummer (cioè il batterista, n.d.t.), ma questa canzone non è su di me! È Anthony a scrivere tutti i testi e le melodie e sebbene mi piaccia che le persone diano una loro personale interpretazione alla nostra musica, c’è una parte in cui lui canta “il batterista si sporge senza alcun motivo fuori dal club Troubadour”, e non parla di me ma di un altro batterista, di una band degli anni ’70 molto famosa; ed Anthony mi disse che forse stava raccontando una storia dei tempi della scuola, in cui era con suo padre e vide questo musicista fare capolino dalla porta del Troubadour: il padre gli domandò se sapesse chi era quel tipo, Anthony rispose di no e lui disse “beh, saranno una band di grande successo”. La band si chiamava The Eagles e se sapete chi è il batterista degli Eagles, vi lascio immaginare. Questa è The Drummer.


BAG OF GRINS

Anthony: Bag of Grins è molto strana e stravagante; è una riflessione sulla morte, sulla sua bellezza ma anche sui suoi aspetti più ridicoli, su quel che ci lasciamo alle spalle e sul modo in cui andiamo avanti fino alla nostra stessa morte.


COPPERBELLY

Anthony: Copperbelly è un’altra canzone inizialmente introdotta da Flea e penso che abbia molto a che fare con il guardare in faccia le proprie paure, così intensamente da privarle del loro potere.


CARRY ME HOME

Chad: sono così contento che Carry Me Home abbia trovato un posto nel disco. Ricordo che John arrivò con questo riff sul quale iniziammo a jammare, e io ero tipo “wow, questa è una specie di blues!”…in 40 anni di carriera non avevamo mai fatto un pezzo blues: chiaramente non è una delle tradizionali canzoni blues alla BB King o Albert King, ma per me ha quel tipo di sentimento e, sapete, è una delle mie preferite, la stiamo facendo dal vivo, riusciamo ad allungarla, adoro suonarla e il finale è epico. La suoniamo col cuore come tutte le altre, ma devo dire che questa mi piace particolarmente.


IN THE SNOW

Anthony: In the Snow è un bellissimo pezzo di musica elettronica scritto e composto da John. Quando lo ascoltai dissi “per favore, lasciatemi cantarci su”; ci volle un’eternità a completarla, dal momento che ci trovavamo in stati diversi, ma finimmo col chiamarla In the Snow ed è, fra le altre cose, un’ottima canzone da ascoltare mentre si sta guidando.