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John Frusciante a MixMag: «La Jungle è il mio genere musicale preferito di sempre»

In questa intervista Ralph Moore ci restituisce la figura di John Frusciante come uno dei chitarristi più amati di sempre, ma anche e soprattutto come uno dei compositori di musica elettronica tra i più interessanti e appassionati del panorama contemporaneo.

Traduzione integrale dall’articolo di MixMag a cura di Vincenzo Fasulo, Dario Giannulo, Tina Zannella, Francesco Generale, Francesco Colinucci e Miriam Mechelli.

È sempre un piacere parlare con qualcuno che ha un profondo amore per la jungle. Ma quando quel qualcuno è John Frusciante dei Red Hot Chili Peppers, è quasi sconcertante. Il chitarrista spesso psichedelico non ha nascosto la sua passione per la musica elettronica, un interesse che accredita ai Kraftwerk e a sua moglie, la DJ e habitué Dublab Marcia Pinna (AKA Aura-T09), che nelle sue parole «è una delle persone che tengono viva la scena di Los Angeles». Quando non è impegnato in tour come chitarrista solista dei Chili Peppers, è noto per frequentare gli strani rave della jungle. Gli chiedo chi lo ispira, e lui elenca l’elite delle leggende underground: Autechre, DJ Funk, DJ Assault, DJ Deeon – i suoi occhi si illuminano particolarmente alla menzione della leggenda del footwork, DJ Rashad. «Dato che sono cresciuto come musicista elettronico, sono affascinato dalle persone che possono dire di più con meno», osserva.

Maya è uno dei tanti LP del John Frusciante solista, pubblicato nel 2020 per l’etichetta Timesig

Per quanto riguarda la produzione, Frusciante registra occasionalmente sotto lo pseudonimo elettronico Trickfinger per l’etichetta AcidTest, soprannome dovuto ad un trucco particolarmente unico nell’usare la sua chitarra per emulare le melodie del sintetizzatore. Il suo fantastico LP solista del 2020 Maya – pubblicato dall’etichetta Timesig di Venetian Snares – lo vede tuffarsi a capofitto nella scienza breakbeat in piena regola, con un contorno di elettronica in stile Autechre.

«Non è che guadagni così tanto con la mia musica elettronica», afferma Frusciante. «Probabilmente spendo più soldi in strumentazione ed attrezzatura di quanto ne abbia mai guadagnati, ma per 12 anni non ho fatto altro che comporre musica elettronica; fino al 2019, anno in cui mi sono riunito con i Chili Peppers. Suonare con loro è decisamente un lavoro a tempo pieno, forse l’unico vero ‘lavoro’ che io abbia mai avuto».

John Frusciante sulla sua carriera da compositore di musica elettronica

«Da dove è cominciato tutto? Quando ero bambino, trovai un album di Emerson, Lake & Palmer nella collezione dei miei genitori», spiega (Frusciante, ndr). «L’album comincia con questi strani suoni di sintetizzatore, e all’inizio non capivo cosa diavolo stesse succedendo! Fu molto emozionante. Ma se parliamo di synth-pop, i Kraftwerk sono stati i veri pionieri del genere. Il synth-pop contiene dei suoni e delle melodie molto diverse dal pop vero e proprio, è più meccanico in un certo senso».

Emerson Lake And Palmer, uno dei primi gruppi che hanno fatto avvicinare Frusciante alla musica elettronica fin da bambino

«C’è molto cuore, un tipo diverso rispetto a quello che si trova nella musica pop anni ’60 e primi ’70. Era una strada nuova, penso che la gente abbia seguito il treno ma molta musica elettronica ha ancora le radici nei Kraftwerk in molti modi. Ma poi ha radici anche nei riff di Jimi Hendrix, lui suonava in modi che la gente non aveva mai fatto prima».

John Frusciante è riconosciuto come uno dei migliori chitarristi della storia. Ma nonostante il ritorno di quest’anno per l’eccellente Unlimited Love è stato assente dalla band, con cui si era unito nel 1988, per 15 anni, sostituito da Dave Navarro negli anni ’90 e da Josh Klinghoffer dopo.

Non ne abbiamo parlato ma da fan mi fa piacere rivederlo nel gruppo, il ruolo di John gli ha fatto fare il salto con Mother’s Milk e sedici salti con Blood Sugar Sex Magik. Trent’anni anni dopo è ancora uno dei dischi di maggior successo prodotti dalla Warner con 13 milioni di copie vendute ad oggi. Con Californication del ’99 ha solidificato la sua posizione come uno dei chitarristi e compositori più importanti della sua generazione, il disco ha venduto 15 milioni di copie. In breve: ha aiutato a scrivere canzoni che rimarranno in giro per generazioni.

John Frusciante in foto con Aaron Funk (aka Venetian Snares). Assieme a Chris McDonald hanno dato vita al progetto Speed Dealer Moms.

«È raro nella vita avere una buona chimica con qualcuno, dove puoi portare un pezzettino di qualcosa e vederlo diventare della musica vera e propria» dice. «Ce l’ho anche con Aaron Funk, perché possiamo sederci solo con un paio di macchine e fare musica dal nulla senza parlare, semplicemente iniziamo a programmare insieme. C’è qualcosa riguardo questa comunicazione in tempo reale che ho con i ragazzi del gruppo. È un dono che va apprezzato. È qualcosa che apprezzerò fino alla morte».

John Frusciante sull’importanza di essere in alchimia con i propri compagni di musica

Il nuovo album Return of the Dream Canteen, come il suo predecessore e altra metà spirituale Unlimited Love, è stato prodotto dal grandioso Rick Rubin. Mentre John ammette che alla Warner non erano sicuri dell’iniziale set di vinili da 7 pezzi e 40 canzoni – un compromesso è stato trovato nel dividere il progetto in due album separati. La naturale vincitrice nella tracklist è “Eddie”, che suona già come un classico dei Chili Peppers. L’idiosincratica linea di chitarra di John suona forte come una campana, ma è altrettanto chiaramente uno sforzo di gruppo – con un Flea infuocato e la citazione del cantante Anthony Kiedis al loro compagno perduto Eddie Van Halen è un bellissimo tributo al musicista morto crudelmente di cancro nel 2020.

“Eddie”, secondo estratto da Return Of The Dream Canteen

«Per quanto l’aspetto elettronico di Return of the Dream Canteen sia sottile, penso che dipenda da cosa vuoi ascoltare», spiega John. «Non sono ‘i Red Hot Chili Peppers che diventano elettronici’, piuttosto quel che sto facendo affonda le radici nel lavoro di Brian Eno coi Roxy Music – dove sintetizzatori e altri aggeggi vengono usati per alterare il suono di un gruppo dal vivo, per creare atmosfera, movimento sonoro e generalmente per avere suoni inaspettati che arrivino di tanto in tanto. Un’altra influenza è l’uso dei sintetizzatori di David Bowie in ‘The Idiot’ di Iggy Pop, in cui c’è una band dal suono ruvido e poi arriva un suono di sintetizzatore davvero strano e sporco, che non la rende meno ruvida. I sintetizzatori supportano la canzone e la band, ma talvolta prendono il sopravvento con delle stranezze. Una piccola quantità può fare tanto nel condurre dal vivo una band fuori dal mondo reale e dentro una realtà alternativa. In più, molti dei trattamenti per la voce solista, che ho fatto con ritardi, riverberi e qualche volta coi sintetizzatori, sono cose che faccio ai miei campioni di musica elettronica. Le faccio per tutti gli strumenti. La sua (dell’album, ndr) parte elettronica ha a che fare con l’utilizzo creativo dello studio tanto quanto coi sintetizzatori».

Nonostante inizialmente sia difficile inquadrare il suo processo di pensiero creativo, troviamo presto un terreno comune nell’amore condiviso per The Human League e Depeche Mode, e anche nei suoi insoliti gusti elettronici; Venetian Snares, Adrian Sherwood e Aphex Twin. «Ho molti ricordi associati a The Human League, specialmente dei tempi in cui stavamo scrivendo By The Way. Facevo continuamente esplodere Reproduction durante le prove. Amo soprattutto i primi due album ed i loro primi singoli. E poi hai roba come quell’EP tutto strumentale Dignity Of Labour (pubblicato nel 1979, ndr), la base di molta musica d’ambiente. Quei ragazzi stavano semplicemente andando verso l’ignoto!».

John Frusciante nel singolo solista di Dave Gahan, “Saw Something”, dall’album Hourglass del 2007

Così come i Depeche Mode, rocker da stadio anche loro, che lui scoprì nei primi anni Ottanta con Songs of Faith And Devotion – e ama particolarmente il singolo del 1984 “Master And Servant”.

«Sono un grande fan dei Depeche Mode, quando i Red Hot Chili Peppers cominciarono a scrivere Californication nel ’98, avevo 28 anni e avevo appena ripreso in mano la mia vita. Quando ritornai dentro il mondo, ero una persona diversa e i Depeche Mode diventarono la mia band preferita. Comprai tutti i loro EP in un negozio vicino chiamato Vinyl Fetish che aveva molti articoli di importazione inglese. “Master And Servant” è uno dei più bizzarri».

John Frusciante racconta il suo amore per i Depeche Mode

Una domanda importante, questa per i lettori di Mixmag – chi è il DJ preferito di John? «Non c’è nulla di meglio di Luke Vibert!» risponde senza esitazione. «Il suo groove è il più deep che ci sia». Allo stesso modo, Venetian Snares è chiaramente molto importante per lui. «Il DJ set più intensamente sconvolgente che io abbia mai visto è stato il suo, e nessun altro può fare un set intero in 7/4. Lui è l’unico che può fare qualsiasi cosa nel modo in cui lo fa».

«Uno dei migliori DJ che abbia mai visto è Baseck», ci dice dell’artista breakcore losangelino. «Ha una facilità tecnica incredibile e molta anima. È anche grandioso col microfono nel galvanizzare i raver – e mi ha anche presentato mia moglie».

«La jungle è il mio genere musicale preferito di sempre, e i DJ (che suonano jungle, ndr) che amo sono Dev/Null e Tim Reaper. Entrambi spaccano nel mixare jungle vecchia e nuova e fare pezzi propri superbi».

John Frusciante parla dei suoi artisti jungle preferiti

John attribuisce i suoi gusti britannici all’influenza reciproca tra Gran Bretagna e Stati Uniti: «Storicamente, ho notato che, molto spesso, un’idea nasce negli Stati Uniti e poi (le persone del Regno Unito, ndr) la riprendono. All’inizio ne fanno una versione peggiore per poi farne una migliore! Negli anni ’50, nel Regno Unito si faceva skiffle, cercando di prendere spunto dalla musica country americana. È una musica piuttosto sciocca, ma poi iniziarono a fare rock ‘n’roll ed ecco Cliff Richard e, a parte questo, non c’è molto altro. Poi arrivarono i Beatles, gli Yardbirds, gli Stones e i Cream e fecero qualcosa con il rhythm and blues americano a cui la gente qui non pensava nemmeno. Nessuno stava nemmeno pensando di andare in quella direzione! Gli inglesi gli hanno dato nuova vita!».

John Frusciante in studio per le session di Unlimited Love/Return Of The Dream Canteen

Alla fine della nostra conversazione, John afferma di considerare tutto ciò che realizza come parte dello stesso puro arcobaleno musicale, sia che venga creato con gli archi che con una drum machine. «Il drumbeat di “Peace And Love” è stato ispirato dal breakbeat di Isaac Hayes “Breakthrough”, così come il beat di “Poster Child” (da Unlimited Love)», spiega. 

«Il drumbeat di “Black Summer” è basato su un modo popolare di rieditare il beat di ‘Cold Sweat’! Per molti versi, credo che il modo di suonare del (batterista) Chad (Smith) sia stato influenzato da un giorno in cui ci siamo seduti a pranzo e gli ho suonato una tonnellata di pause di tre-10 secondi di fila».

Ecco, forse non siamo più negli anni ’90, ma come i Depeche Mode e gli Happy Mondays prima di lui, John è la prova vivente che puoi avere la tua torta rock mangiando costantemente elettronica. Fare musica per Timesig potrebbe non pagare quanto vendere negli stadi con i Red Hot Chili Peppers. Ma è così che va, no?

Il nuovo doppio album Return of the Dream Canteen è appena uscito per Warner Brothers; John e Marcia gestiscono anche l’etichetta indipendente Evar Records.